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Quali sono le bevande amate dai giapponesi

Alla domanda “cosa si beve in Giappone?”, segue in automatico la risposta “Il sakè!”.

Tuttavia esistono tante altre specialità alcoliche che fanno impazzire i giapponesi. Vediamole insieme.

Birra e Highball

  • Birra: quella tra i giapponesi e la birra è una passione di vecchia data, risalente al 1600. Esistono numerose birre, anche artigianali, ma le più note sono soltanto un paio.
  • Highball: probabilmente il long drink più ordinato dai giapponesi nei classici bar. È costituito da 1 parte di whisky e 2 parti di soda (o acqua frizzante) e ghiaccio. Si serve nell’iconico bicchiere lungo e stretto oppure si compra già fatto in lattine.

Shochu, Chuhi ed Umeshu

  • Shochu: i Giapponesi lo amano. Si tratta in generale di un distillato. La materia prima può essere il riso, la patata dolce, l’orzo, lo zucchero di canna, dipende da dove viene prodotto. Anche la gradazione alcolica può variare. Si beve assoluto o come base di altre bevande.
  • Chuhi o chuhai: nasce dalla fusione delle precedenti, shochu e highball. Gli ingredienti, infatti, sono lo shochu e la soda, a cui si aggiungono succhi di tutti i tipi come lime, pompelmo, uva, pesca, etc. Ha una bassa gradazione alcolica (da 3 a 9%), per cui viene spesso bevuto come alternativa alla birra.
  • Umeshu: o “liquore di prugne”, si ricava macerando le prugne ume con zucchero di canna e alcol. La bevanda è mediamente alcolica (10-20%), ha un sapore dolciastro e viene servita assoluta o mischiata al ghiaccio o al tè.

Ed infine i grandi classici: whisky e Nihonshu

  • Whisky: non tutti sanno che il Giappone, oltre alla Scozia, è specializzato nella produzione di whisky. Questo grazie all’importazione nel ‘900 delle tecniche di distillazione scozzese. Attualmente alcuni distillati locali sono tra i più rinomati al mondo.
  • Nihonshu: il nome tecnico di ciò che comunemente chiamiamo sakè è proprio questo. Celebre in tutto il mondo, il nihonshu è ottenuto dalla fermentazione di riso, acqua e vino e da una muffa chiamata koji.

A differenza di quanto si creda, infatti, “sakè” non è il nome della bevanda locale, ma un termine per indicare in generale un alcolico. Per questo i tipici bar giapponesi si chiamano izakaya, ovvero “negozio di sakè dove ci si siede”.

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