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Il kagami mochi: un viaggio nella tradizione

Il Giappone ci apre una grande finestra sulle tipicità che accompagnano la vita dei suoi abitanti, nonostante la modernità che contraddistingue il suo popolo.

Il periodo più ricco di riti e tradizioni è quello a cavallo tra il vecchio anno che sta per finire e l’anno che sta per iniziare.

La tradizione del kagami mochi

Cominciamo intanto col dire che il kagami mochi è uno dei simboli del Capodanno giapponese. È un tipico dolce formato da due mochi (dolcetti di riso al vapore pressati e di forma ovale) uno sull’altro, uno più piccolo sopra e uno più grande come base.

Sulla sommità viene decorato con delle foglie,con dei cachi essiccati e con un mandarino tipico del Giappone chiamato dadai. Viene esposto su un supporto a forma di piedistallo chiamato Sanpo.

Sotto a questo dolce spesso vengono posti dei biglietti augurali nei quali si spera che la casa per il nuovo anno non subisca danni. La sua comparsa risale al periodo Muromachi, nel quattordicesimo secolo.

Cosa simboleggia il kagami mochi?

Ha un significato simbolico molto forte, i due dischi di riso simboleggiano l’anno passato e quello che sta per entrare, o più generalmente la dicotomia tra il bene e il male, il bianco e il nero, lo yin e lo yang.

Il dadai sta a simboleggiare lo scorrere del tempo, infatti il suo nome significa “generazioni”.

Questo dolce è il simbolo, quindi, dell’anno che passa e dei buoni propositi e desideri per l’anno a venire.

Di solito veniva posizionato in vari posti della casa ma ora sempre più spesso viene poggiato su un altarino chiamato kamidana o all’ingresso dell’abitazione come se fosse un regalo per gli spiriti.

Non viene consumato subito durante le feste ma viene utilizzato in un giorno preciso, l’11 gennaio nel giorno del kagami biraki.

Questa giornata particolare risale ad almeno più di 400 anni fa quando un capo Giapponese prima della battaglia ruppe un casco di sakè come porta fortuna per la giornata. Vinse la battaglia e questo rituale diventò piano piano una tradizione.

Infatti ogni anno, l’11 gennaio, ci si riunisce a casa e si rompe il kagami mochi, non con coltelli perché porta sfortuna, ma con le mani. Verrà poi usato per arricchire zuppe di verdure o di fagioli.

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